La sindrome dell’intestino irritabile

Quante volte abbiamo sentito i nostri parenti o amici ripeterci che il fastidioso mal di pancia e il gonfiore sono dovuti solo alla stanchezza e allo stress…

Ma, io non sono stressata! Eppure, spesso mi tocca correre in bagno, ma se il bagno non c’è? Oddio come faccio! A volte, invece, mi sembra di esplodere, ho la sensazione di avere un bel pallone gonfio nella pancia. Come se non bastasse, non riesco nemmeno ad andare in bagno. Quando finalmente riesco a liberarmi, mi sembra di essermi trasformata in una capra…tante palline dure come sassi che fanno “plin plin” ogni volta che cadono nell’acqua del water… ma possibile che non ci sia niente per risolvere questo spiacevole disturbo intestinale?

Vi ho appena descritto alcune cose che possono accadere a chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile (IBS). Un disturbo gastrointestinale funzionale cronico, caratterizzato da dolore addominale, fastidio associato ad una defecazione alterata, gonfiore, tensione addominale e sensazione di evacuazione incompleta. A questi sintomi, spesso se ne associano altri extraintestinali, come debolezza, affaticamento, cefalea e disturbi del sonno. L’IBS si presenta in circa l’11% della popolazione mondiale e colpisce soprattutto le giovani donne di età compresa tra i 20 e i 50 anni.

Le cause che ne determinano l’insorgenza, sono ancora sconosciute. In passato è stato considerato un disturbo psicosomatico, ma studi recenti hanno chiarito che le cause possano essere molteplici e riguardare sia la sfera psicosociale che fattori biologici predisponenti. Tra questi ultimi possiamo trovare una motilità intestinale alterata, un aumento della sensibilità intestinale al dolore oppure un’infezione acuta. I sintomi che affliggono le persone affette da sindrome dell’intestino irritabile hanno un forte impatto negativo sulla qualità di vita e rappresentano un onere finanziario significativo. Ciò è dovuto alla ridotta produttività lavorativa e ad un maggior utilizzo di risorse sanitarie.

Dal momento che la sintomatologia che si presenta nell’IBS è la stessa che si può riscontrare in altre patologie intestinali (celiachia, intolleranza al lattosio, sovracrescita batterica, malattie infiammatorie intestinali, ecc.), si potrebbe fare confusione. Risulta, quindi, fondamentale affidarsi allo specialista. Come dico sempre, “evitiamo il fai da te”. Sarà il medico che, sulla base di criteri diagnostici internazionali definiti “Criteri di Roma IV”, farà la corretta diagnosi e deciderà cosa è meglio fare.

Lo scorso gennaio sono uscite le nuove linee guida dell’American Journal of Gastroenterology per la gestione della sindrome dell’intestino irritabile, dove vengono indicate le raccomandazioni da seguire. Per il trattamento vengono utilizzati diversi approcci tra cui l’utilizzo di farmaci, psicoterapia, corrette abitudini alimentari e stile di vita adeguato. Per ovvi motivi lascio agli altri specialisti gli argomenti di loro competenza mentre io mi focalizzerò sull’alimentazione e sulle corrette abitudini.

Viene raccomandato di non eseguire test allergici o per le intolleranze alimentari.  E’ importante mangiare lentamente, evitare stress termici e il consumo di cibi troppo caldi o troppo freddi. In merito ai probiotici, al momento non esistono indicazioni precise su quali ceppi sia meglio utilizzare. Sono necessari ulteriori studi per poter dare delle indicazioni più precise.

Una raccomandazione è anche quella di provare a seguire un’alimentazione a basso contenuto di FODMAPs. Un acronimo che racchiude una categoria di sostanze presenti nei cibi, che potrebbero aumentare il richiamo di acqua nel colon e produrre un’elevata fermentazione batterica, con conseguente produzione di gas e peggioramento dei sintomi addominali.

Al momento, a supporto di questo tipo di dieta non ci sono molte evidenze scientifiche perché i dati sono ancora pochi e discordanti. Alcuni trials evidenziano un miglioramento della sintomatologia intestinale soprattutto in merito al dolore e al gonfiore. Dal momento che si tratta di una dieta di esclusione e reintroduzione, se da una parte si ha un miglioramento della sintomatologia, dall’altra si possono avere carenze nutrizionali, qualora non venisse eseguita in modo corretto e sotto la guida di uno specialista.

Infine, è fortemente raccomandato di incrementare il consumo di fibra solubile ma non di quella insolubile, quindi attenzione agli alimenti integrali ma non bisogna evitare frutta e verdura. Bisognerà fare, comunque, attenzione a non esagerare con i vegetali che contengono elevate quantità di FODMAPs. Nel prossimo articolo approfondirò questo tema per dare qualche ulteriore chiarimento su questa alimentazione.

Bibliografia

https://www.gastrojournal.org/article/S0016-5085(14)01090-7/fulltext

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